Molte persone LGBTQ+ vivono ancora discriminazioni, isolamento o difficoltà a trovare spazi sicuri nella vita quotidiana. Il metaverso (ambienti virtuali 3D interattivi) può offrire nuove opportunità di connessione, anonimato e auto-espressione.

Lo studio

Un gruppo di ricercatori ha osservato e intervistato persone LGBTQ+ che partecipavano a gruppi di supporto nel metaverso.
Obiettivi: capire se questi spazi virtuali possono migliorare benessere, sicurezza e senso di comunità.

Risultati principali

Maggiore senso di sicurezza → i partecipanti hanno detto che potevano esprimersi liberamente senza paura di giudizi o aggressioni.

Auto-espressione potenziata → grazie agli avatar personalizzati, molte persone hanno potuto esplorare identità di genere e stili di espressione che magari non riescono a vivere nel mondo offline.

Supporto emotivo reale → nonostante l’ambiente digitale, i legami nati erano percepiti come autentici e solidali.

Accessibilità → chi vive in zone rurali o in contesti ostili ha trovato nel metaverso un luogo dove sentirsi parte di una comunità.

Questioni aperte

Limiti: mancano strumenti per garantire che tutti i gruppi siano davvero sicuri; serve moderazione costante.

Integrazione: questi spazi non sostituiscono il supporto psicologico professionale o le reti reali, ma possono affiancarli.

Inclusività digitale: non tutti hanno accesso a tecnologia o connessioni veloci, quindi il rischio è di creare nuove disuguaglianze.

Implicazioni

Il metaverso potrebbe diventare un ponte tra il virtuale e il reale per il supporto queer.

È uno strumento promettente soprattutto per giovani isolati o che non hanno comunità locali sicure.

Può ispirare anche organizzazioni LGBTQ+ a sperimentare eventi o spazi virtuali sicuri.

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“SilverPride mi ha dato non solo nuove conoscenze con tante persone, ma anche se non sopratutto un senso di essere”

Sabrina Manfredo.